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il mio racconto

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auryxx
view post Posted on 21/7/2012, 15:07




ciao! spero il mio racconto vi piaccia, molto di quello che è scritto si basa sulla mia vita :wub: :wub: e spero soprattutto tanto di non annoiarvi... :P :P
I- UN BRUSCO RISVEGLIO
I loro sguardi si intrecciarono ancora una volta, ma stravolta più intensamente, qualcosa tra di loro era cambiato, non c’era più l’innocente amicizia tra due coetanei del liceo, ma solo un profondo desiderio rimasto sigillato nel cuore e che ora stava per esplodere. Il suo sorriso era dolce, il suo profumo delicato, ora, lei amava tutto di lui. Ad un tratto lui avanzò di un passo, fino a sfiorarle l’orecchio con le labbra, sentì il suo respiro scivolarle lungo il collo, caldo e avvolgente. Desiderava ardentemente baciarlo, allora gli appoggiò la mano sulla guancia, ma fu lui a fare il primo passo; piano piano il suo viso si avvicinò a quello della ragazza, le mise una mano dietro la schiena delicatamente e iniziò a baciarla sulla guancia, muovendosi lentamente verso la sua bocca, per poi darle un bacio. In quel momento tutto intorno a lei iniziò a scomparire, come se al mondo fossero rimasti solo lei e lui, rimasero immobili nella stanza. Lo abbracciò e sentì il suo corpo appoggiarsi al suo, lui le prese il viso tra le mani e continuò a baciarla.
In quel momento sentì un suono in lontananza, molto fastidioso, somigliante ad una voce, la stava chiamando.
-Azzurra sveglia!
Ma non aveva intenzione di abbandonare quel sogno meraviglioso. All’improvviso l’immagine del ragazzo divenne meno nitida, come se il suo volto fosse disturbato da una increspatura dell’acqua. Lo teneva stretto tra le sue braccia e non voleva lasciarlo andare, ma lentamente il suo ritratto diveniva sempre meno chiaro.
Si svegliò di soprassalto, provò a girarsi nel letto e cadde andando a sbattere la fronte contro il comodino.
-ARG!- urlò e si massaggiò il punto in cui aveva urtato. Come se non bastasse, mentre provava ad alzarsi, un batuffolo bianco le andò incontro e sentì una lunga lingua che le leccò metà faccia. Charlie, il suo cane, le stava ancora addosso quando alzò la testa ancora assonnata e vide una ragazza poco più grande di lei con le mani sui fianchi e con un’ espressione seccata, di chi si è svegliato dal lato sbagliato del letto. Sua sorella. La guardava con uno sguardo tra il divertito e il seccato in un “elegante” pigiama decorato con dei deliziosi orsacchiotti su uno sfondo blu.
-Ma che combini?Alzati Azzurra, sei in ritardo per il compito di matematica!
Con la paura di arrivare in ritardo fece tutto di fretta. Corse in bagno, si lavò, si vestì e uscì di fretta afferrando lo zaino e arraffando qualcosa per la colazione da mangiare al volo. All’improvviso sentì suonare il campanello della porta e udì la voce di Elena, la sua migliore amica, che la chiamava a gran voce incurante che fosse prima mattina e di poter svegliare i vicini. Azzurra allora si rese conto di essere davvero in ritardo. Corse subito fuori casa cercando, inutilmente, una giustificazione per il suo ritardo. Ma Elena non ci fece poi tanto caso anzi appena la vide per poco non cadde all’indietro spaventata e anche un po’ divertita, perché sulla fronte aveva un bozzo dovuto alla caduta che aveva fatto prima. Aveva provato a coprirlo con un po’ di cipria, ma la situazione era peggiorata e aveva lasciato stare. Dopo non si era più controllata quindi non sapeva in che condizione si trovava la sua fronte e a giudicare dall’espressione di Elena doveva sembrare un mostro.
-Che mi sono persa? Hai partecipato ad un incontro di pugilato con la spazzola? E scommetto che ha avuto la meglio lei… - le disse quasi ridendo. Elena prendeva sempre in giro Azzurra per i suoi capelli, perché erano molto ribelli e a volte non avevano nemmeno una forma ben definita. Aveva dei boccoli che avevano una propria volontà.
-Ah, ah! Spiritosa!- rispose sarcastica e cercando di aggiustarsi i capelli con una mano, ma subito dopo si mise a ridere anche lei. Era inutile non riusciva a rimanere seria quando era con Elena. La scuola distava solo due isolati da casa sua, Azzurra ed Elena, per evitare ulteriore ritardo, corsero come delle forsennate a scuola. Il solo picchiava forte già alle otto del mattino, le ragazze abitavano in un paesino al sud dell’Italia. Frequentavano il liceo ed erano al terzo anno, correndo si ritrovarono davanti alle imponenti scale che le separavano dalla scuola. L’edificio era di tre piani, fortunatamente la loro classe era al primo e riuscirono ad entrare senza farsi vedere da nessuno. Arrivarono in classe con il fiato corto, posarono le cartelle sui banchi, anzi lanciarono, e scivolarono sulle sedie. La professoressa di matematica non era ancora arrivata, per fortuna.
-A proposito: come mai così tardi!?- le chiese Elena con i suoi occhi verdi spalancati, visto che Azzurra non faceva mai tardi di solito era lei quella pigrona.
-Scusami ma stavo facendo un meraviglioso sogno- bisbigliò ancora ansimando.
-Fammi indovinare: eri per caso alle prese con un ragazzo misterioso?- riabbatté Elena maliziosa alzando un sopracciglio.
-Ma come lo sai?.
Come risposta Elena fece spallucce e si accomodò meglio sulla sedia. A quel punto con un gesto plateale mise il braccio intorno alla sedia.
- Secondo me vuol dire qualcosa…
In quel momento, senza che Elena riuscì a finire la frase, entrò in classe la professoressa e incominciò ad assegnare gli esercizi da svolgere, poi con ghigno beffardo, disse che avevamo solo un’ora di tempo. Era una donna sulla cinquantina e a giudicare dal suo aspetto non era una persona che si curava molto, si muoveva in modo viscido come uno strano animale e se si metteva di profilo si poteva notare la sua leggera gobba dovuta ai tanti anni di studio, questo almeno era quello che diceva lei. Dopo di che, ancora più arrabbiata, uscì dalla classe sbattendo la porta. Subito Elena iniziò a fissare la sua amica imitando gli occhi grandi di un cucciolo che ha bisogno di affetto, Azzurra sapeva bene cosa quello sguardo volesse dire, quindi anticipò il suo pensiero e le disse di non preoccuparsi che l’avrebbe aiutata lei con lo svolgimento del compito. Durante la verifica lei ed Elena fecero gli esercizi insieme, come se fosse un compito di gruppo. - Allora che fai? Vieni da me nel pomeriggio? - chiese Azzurra ad Elena con la bocca piena. Erano appena uscite da scuola e si dirigevano verso casa per pranzare. Dalle classi gli studenti uscivano quasi correndo, accompagnando tutto ciò con grida e spintoni. Elena camminava al suo fianco con lo zaino sorretto da una sola spalla. Avevano tutte e due l’aria stanca dopo una giornata di scuola. Non era di certo bello passare cinque ore chiuse in quel posto con persone che non ti vanno a genio che credete? Era una giornata di sole quasi estiva e si erano pentite di non aver indossato delle robe più leggere e avevano un lieve velo di sudore che le imperlava la fronte. Elena portava sempre i capelli sciolti e Azzurra si meravigliava di come facesse a portarsi dietro quella matassa di capelli ricci, lei al contrario portava una pinzetta che le lasciava fuoriuscire qualche boccolo a destra e a manca dandole l’aria disordinata. Ma di solito anche lei li portava sciolti solo che oggi la giornata era davvero afosa e per fortuna era riuscita a trovare questa pinzetta nel suo zaino. L’estate si faceva sentire sempre di più, ormai erano alla fine del secondo quadrimestre e si avvicinavano le verifiche di fine anno. Così Azzurra si era messa in testa di voler ripetere insieme ad Elena, soprattutto perché la sua amica aveva bisogno di qualche aiuto in matematica. Elena non era molto entusiasta perché lo studio non era il suo forte e anche perché ogni volta che organizzavano un pomeriggio di “studio” finivano col ritrovarsi distese sui letti con le pance piene di dolci o brioche a divertirsi invece che impegnarsi sul serio. Ma questa volta Azzurra era determinata più che mai a voler cercare di <convertire> Elena e portarla sulla strada dello studio sfrenato. Cosa alquanto impossibile. Almeno per Elena. Si girò verso l’amica e la guardò di sottecchi.
- Ma mangi sempre?- le domandò scettica. Azzurra di rimando, dopo aver mandato giù un grosso pezzo di frutta le disse sorridendo:
- Sedici anni che siamo amiche e ancora non mi conosci! - e continuò a mangiare la sua banana, camminando al fianco di Elena.
- E’ fatta così che ci vuoi fare!
Sobbalzarono. Azzurra ed Elena si girarono di scatto. Una voce familiare era arrivata da dietro. Davanti a loro si trovarono un ragazzo dai capelli castano chiari e occhi celesti d’una immensa infinità. Reggeva su di se delle borse della spesa e sembrava non essersi fermato un’ attimo. Portava una maglia blu a maniche corte e si vedevano i muscoli del braccio tesi per poter reggere le buste. Guardava prima Elena, poi Azzurra con aria affannata. Appena vide Azzurra spalancò gli occhi guardando il grande bernoccolo, che durante la giornata si era ingrossato e per poco non scoppiò a ridere. Lo riconobbero subito. Davide.
-Ma che hai fatto alla …
Azzurra gli corse incontro e lo abbracciò mettendogli le mani intorno al collo impedendogli di farlo continuare a parlare, facendolo quasi cadere a terra. Erano amici da sempre, anche con lui che come con Elena, avevano trascorso l’infanzia insieme. Lui ed Elena non erano molto legati, ma Azzurra con Davide aveva un rapporto speciale, era come il fratello che non aveva mai avuto. Lui sin da quando era piccola l’aveva sempre difesa dagli insulti di altri ragazzi e se combinava qualche disastro con i suoi genitori lui era sempre li a proteggerla e a trovare una soluzione per l’eventuale errore commesso. L’abbraccio fu accompagnato da una risata generale e dopo un po’ si staccò da lui e iniziarono a parlare.
- Perché non sei venuto oggi a scuola? C’era il compito in classe di matematica. Lo sai che quella sottospecie di prof poi te la fa pagare se non ci si presenta!.
- Lo so, lo so fatina. È solo che oggi dovevo aiutare mia nonna con le faccende di casa. I miei sono partiti per lavoro e per un po’ sono in questa situazione.
Lui la stuzzicava sempre per le sue orecchie piccole e per questo la chiamava fatina. Lo faceva da quando erano piccoli e ormai lei si era abituata a quel sopranome che non ci faceva più caso.
Dopo qualche minuto di chiacchiere si salutarono e Azzurra ed Elena continuarono la loro strada verso casa mentre Davide si dirigeva in un negozio per fare spese per aiutare sua nonna. -Non hai risposto alla mia domanda. Che fai oggi vieni da me o no?- domandò Azzurra.
-Non lo so. Credo di si, anche se non mi va proprio di studiare- fece Elena. Azzurra la guardò come per dire:”E quando mai hai studiato?”, ma non lo disse per non farla arrabbiare.
Così si salutarono ed entrarono tutte e due nelle rispettive abitazioni.




 
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view post Posted on 21/7/2012, 17:26

'Cause you take me to the places that alone I'd never find.

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Mi piasse *w* Scommetto che nella realtà tu sei Azzurra, vero? *O*
Anche tu non sei niente male mia cara, non osare dire che fa schifo u.u ;D
 
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auryxx
view post Posted on 21/7/2012, 20:13




ti ringrazio tanto :wub: :wub: si io sarei Azzurra, anche se mi chiamo Aurora ho voluto cambiare il nome della protagonista perchè mi sembrava banale <3<3<3
 
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view post Posted on 21/7/2012, 20:29

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Ma figurati! Mi piace tantissimo il nome Azzurra *____* Uhuh, e ora sono curiosa di sapere se anche la storia di Davide è vera u.u ;D
 
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auryxx
view post Posted on 22/7/2012, 08:49




bè diciamo naughty che in parte è vero perchè ho raffigurato un mio vecchio amico d'infanzia :D :D :D
 
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view post Posted on 22/7/2012, 13:35

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Capito *w*
 
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